United Borgoricco Campetra Ssdarl
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Un profilo top al timone del vivaio: Alberto Ciarelli, qualità ed esperienza

Come responsabile del settore giovanile, la United Borgoricco Campetra ha puntato fin da subito su un profilo di altissimo livello: quello di Alberto Ciarelli, laureato in Scienze Motorie, con importanti trascorsi da allenatore nei vivai di Cittadella e Treviso e con alle spalle ben dodici stagioni da responsabile in realtà-top come Bassano (un anno), Montebelluna (tre) e Vicenza (otto).
«La società ha un obiettivo ambizioso, quello di diventare un polo di riferimento dell’intero territorio – le parole di Alberto – In tal senso, il settore giovanile seguirà di pari passo le ambizioni della prima squadra: sarà un vivaio qualitativo, ma che al tempo stesso non trascurerà l’aspetto sociale e l’importanza di dare a tutti l’opportunità di fare calcio. Avremo delle squadre selezionate e delle altre non selezionate e faremo del nostro meglio per coinvolgere i giovani di tutti i paesi coinvolti».
La portata del progetto è enorme: basti pensare che, ad oggi, la società già supera i 300 tesserati.
«È evidente che non si può avere tutto da oggi a domani. In questo primo anno getteremo le basi di un’organizzazione che ci dovrà poi accompagnare per le stagioni successive, dandoci l’opportunità di salire di livello. Il progetto sarà logicamente funzionale al traguardo-serie D della prima squadra: solo l’approdo nelle categorie Élite ti garantisce di avere già in casa dei profili idonei ad un campionato nazionale come quello di serie D. Abbiamo un bacino d’utenza imponente, in un territorio che ha ottime potenzialità dal punto di vista calcistico: l’obiettivo del presidente è proprio di dare, ai ragazzi del posto, la possibilità di raggiungere la loro prima squadra».
Dal punto di vista organizzativo, quali sono gli step più immediati?
«Sul piano dell’organizzazione stiamo mettendo a punto il mosaico dei vari ruoli: allenatori qualificati, preparatori atletici e dei portieri, segretari, gestori dei campi, responsabili. Numericamente parlando, non credo sia lontano il traguardo dei 400 tesserati: sarebbe una cifra davvero importante. Sul piano logistico, infine, proveremo a coinvolgere maggiormente il paese di Camposampiero: è la città che al momento ha risposto meno, ma ha alle spalle una tradizione e una storia calcistica di assoluto livello. Sarà nostro compito restituirle i giusti onori».

Numeri record per un vivaio super: parola al Direttore Generale Marco Zanchin

Quasi venti squadre, una base di partenza di oltre 300 tesserati e un futuro tutto da scrivere.
La United Borgoricco Campetra potrà contare su uno dei settori giovanili più ampi e solidi dell’intera provincia: un vivaio che promette grandi cose, con la concreta possibilità di arrivare presto a sfondare la cifra-record di 400 atleti.
«A livello di settore giovanile, questo è un progetto che parte da lontano – spiega Marco Zanchin, direttore generale del vivaioPer l’esattezza dal 2012, con la prima fusione tra Loreggia e Loreggiola. Abbiamo già definito un po’ tutte le figure-chiave, formando un team di lavoro molto giovane e pieno di entusiasmo. Agli impianti di Loreggia, Loreggiola, Camposampiero e Rustega abbiamo unito le strutture di Borgoricco: questo ci mette a disposizione un’impiantistica invidiabile, che ci permetterà di sviluppare al meglio tutte le varie attività».
Quali sono i focus principali su cui lavorerete?
«Possiamo distinguere due aree: quella agonistico-sportiva, in cui cercheremo di mantenere le categorie regionali e conquistare le rispettive promozioni in Élite, e quella sociale, che ci vedrà dare a tutti l’opportunità di giocare e di divertirsi. Il fiore all’occhiello del progetto è ovviamente la prima squadra, che rappresenterà per i nostri giovani il traguardo a cui ambire».

Giovanni Tramarin: «Passo importante verso il futuro»

Umiltà, ambizione e tanta voglia di fare bene. Il progetto United Borgoricco Campetra procede a vele spiegate e si avvicina a passi spediti al battesimo ufficiale della nuova stagione.
Oggi diamo la parola al vicepresidente Giovanni Tramarin, a cui abbiamo chiesto una disamina a 360 gradi sul percorso appena iniziato.

«Nel mio ruolo di vice affiancherò il presidente Massimo Poliero e farò da “supervisore” alle attività di prima squadra e juniores. Con questa fusione abbiamo compiuto un passo importante verso il futuro del calcio dilettantistico: farsi concorrenza tra paesi non ha più senso, unire le forze è fondamentale per essere ambiziosi e puntare in alto. Gli obiettivi societari sono importanti: con la prima squadra c’è un piano quadriennale per salire in serie D e nel settore giovanile vogliamo crescere sempre di più. L’affiliazione con l’Atalanta, in tal senso, è motivo di enorme orgoglio».

Giovanni Tramarin, vicepresidente

Il bacino di utenza del club è impressionante e il numero dei tesserati, già adesso, è di primissimo livello.
«Il fatto di poter contare su un territorio così vasto ci garantisce maggiori possibilità di scelta e diventa più concreta l’idea di portare in prima squadra i migliori giocatori della zona. Al tempo stesso, però, è più elevato il rischio di non riuscire ad accontentare tutti. La nostra filosofia è di non fare mai il passo più lungo della gamba: lavoreremo in quella direzione, cercando di ottenere con calma e pazienza i traguardi che ci siamo prefissi».

Come procede l’allestimento della prima squadra?
«Un gruppo che funziona bene non si tocca. Veniamo da quattro ottimi campionati di Eccellenza, in cui abbiamo mantenuto la categoria spendendo sempre il giusto. Il direttore sportivo sta lavorando soprattutto in chiave “fuori quota”, perché spesso sono proprio i giovani a fare la differenza».

Componenti Cda (da sx): Roberto Gallo, Giovanni Tramarin, Massimo Poliero, Oriano Squizzato e Tomas Ruffato (assente Marco Zanchin)

L’alba di una nuova ambiziosa avventura: intervista a tutto tondo al Presidente Massimo Poliero

Ci siamo. Con il «battesimo» ufficiale dello scorso 15 giugno dal notaio, ha preso finalmente il via l’avventura della neonata United Borgoricco Campetra.
Un’avventura nuova e stimolante, per una società già pronta a diventare un autentico punto di riferimento per tutto il Camposampierese: non potrebbe essere altrimenti, visto il prestigioso «matrimonio sportivo» tra tre piazze importanti e ricche di tradizione calcistica come Borgoricco, Camposampiero e Loreggia.
«La parola “United” che introduce la denominazione ufficiale è la sintesi perfetta del nostro progettole parole del presidente Massimo Poliero, che compone il consiglio direttivo insieme al vicepresidente Giovanni Tramarin e agli altri soci Marco Zanchin, Thomas Ruffato, Oriano Squizzato e Roberto GalloIl futuro del calcio dilettantistico sta proprio qui: nell’unione delle forze per creare una realtà solida, stabile e ambiziosa. La fusione tra Borgoricco e United Padova ci ha permesso di mettere in piedi un club che, già oggi, sfiora i 350 tesserati: numeri imponenti, a cui si aggiunge il fiore all’occhiello di una prima squadra in Eccellenza. Lì abbiamo scelto la via più logica e intelligente, quella della continuità: le cose che vanno bene non si toccano, e in questo senso il “vecchio” Borgoricco era una garanzia assoluta. Lo staff tecnico è stato confermato in blocco, così come lo “zoccolo duro” della rosa: una rosa che ad ottobre, al momento della sospensione dei campionati per il Covid, era al secondo posto. In sede di mercato cercheremo di inserire quegli elementi di qualità che ci aiutino ad ambire ad un campionato di vertice: se a dicembre saremo in lotta per le prime posizioni, proveremo a fare qualche altro ritocco per alzare ulteriormente l’asticella. In ogni caso il progetto è ben chiaro e definito: puntiamo a salire in serie D in due o tre anni, con l’obiettivo di celebrare nel migliore dei modi il centenario della società previsto per il 2024».
Entusiasmo a mille e barra a dritta anche per il settore giovanile.
«Già con i numeri attuali abbiamo a disposizione un vivaio imponente, che andrà a disputare campionati Sperimentali, Regionali e Provinciali. La ciliegina sulla torta è l’affiliazione con l’Atalanta, uno “step” di cui siamo fieri e orgogliosi. L’obiettivo a medio termine sarà conquistare la promozione in Élite nelle tre categorie principali: Juniores, Allievi e Giovanissimi. Senza dimenticare che siamo già una Scuola Calcio Élite e che proveremo a “costruire” il più possibile dal basso, lavorando a fondo sulle categorie di base e mettendo qualità e competenza nella scelta degli allenatori. La fusione ci ha messo a disposizione tantissimi impianti, tutti ben attrezzati: agli stadi di Borgoricco, Camposampiero e Loreggia si aggiungono infatti il sintetico di Rustega e i campi di San Michele, Sant’Eufemia e Loreggiola. Questo ci consentirà di far giocare tutti e di andare incontro alle esigenze delle famiglie per le fasce d’età più piccole, permettendo ai figli di giocare nella squadra del paese o comunque del campo più vicino».
Qual è il messaggio più importante che si vuole trasmettere con questa fusione?
«Nel calcio, per fare bene e puntare in alto, bisogna uscire dai campanilismi. Fin dai primi incontri, tra tutti noi c’è subito stata grande sintonia: i numeri della società sono molto importanti e ci consentono di operare bene, sia sul piano agonistico che strettamente sociale. Qui non ci sono prime donne: la filosofia che ci lega è quella dei piccoli passi, si punta a fare bene ma senza voli pindarici».

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Nazionale italiana di calcio a 7 per atleti con cerebrolesioni

E’ passato poco più di un mese, un mese, era sabato 20 febbraio, da quando i nostri impianti sportivi di Loreggia e di Rustega hanno ospitato per due giorni gli allenamenti della Nazionale italiana di calcio a 7 per atleti con cerebrolesioni.

Nazionale guidata da un CT al quale siamo molto affezionati, un nostro compaesano, il massofisioterapista Simone Pajaro, che abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa di più sulla sua avventura, giunta ormai al quinto anno consecutivo, alla guida di un gruppo di ragazzi davvero speciali.

“Ho la fortuna di fare l’allenatore di questa Nazionale dal 2016. Poter tornare a veder giocare i miei ragazzi proprio a casa mia (Simone è nato a Campisampiero nel 1987), dopo una lunga pausa forzata a causa del Covid, è stata per me un’emozione particolare”

Qual è stato il percorso che ti ha avvicinato al mondo delle ‘abilità diverse’ in ambito sportivo e calcistico?

“Voglio premettere che sono stato un giocatore di calcio anche io, e che sono stato vicino al professionismo, quando dal Montebelluna mi trasferii al Parma all’età di 16 anni. Ho vissuto infortuni importanti e ravvicinati: il primo fu la rottura del crociato, proprio a Parma, al mio secondo anno lì. Fu allora che cominciai ad entrare in contatto con il mondo della riabilitazione. Cominciai ad appassionarmi alla fisioterapia, al recupero dagli infortuni.

Ricordo che dove cercavo di rimettermi in piedi, a Parma, veniva anche un certo Adriano, detto l’Imperatore.

Vederlo lavorare duro per recuperare mi aiutò a non mollare.

Per farla breve, dai 16 ai 23 anni, quando poi smisi definitivamente di giocare, subii diversi infortuni alle ginocchia.

L’andirivieni tra sala operatoria e strutture riabilitative mi spinse a studiare come poter aiutare i ragazzi che passavano per brutti infortuni, così come ad approfondire il tema della prevenzione.

Ho studiato scienze motorie a Padova e poi mi sono trasferito a Perugia, dove ho frequentato un corso biennale di masso-fisioterapia.

Il passaggio dall’essere per l’ennesima volta protagonista passivo di un infortunio in campo a lavorare, dalla parte opposta, per curare chi subiva la mia stessa sorte, è stato brevissimo”.

Dalla tua professionalità – arrivata quasi per vocazione – a diventare il CT di questa Nazionale cos’è accaduto?

“È successo che un pomeriggio del 2012, ricordo che facevo il preparatore atletico al Giorgione Calcio, stavo guardando le ParaOlimpiadi alla Tivù, c’era una partita di calcio per disabili. Mi sembrava ‘calcio’ vero’.

Notai poi che c’erano squadre di tutte le Nazioni ma non dell’Italia.

Lo studio dove operavo in quel momento era a casa di Antonella Munaro (‘nostro’ attuale assessore, a Camposampiero, ndr), che era consigliere FISPES (Federazione Italiana Sport Paraolimpici e Sperimentali).

Con lei abbiamo cominciato a parlare dell’ipotesi di dar vita a qualcosa anche qui dalle nostre parti.

Esisteva solo la realtà di Torino, prima squadra in Italia per atleti con cerebrolesioni.

Nel 2014 abbiamo fondato l’ASD Calcio Veneto FD (‘For desabled’, per disabili); abbiamo cercato e trovato i primi ragazzi con disabilità nel padovano.

Ci allenavamo al Centro Gaia di Limena, poi alla palestra Briosco.

Io nel frattempo sono stato convocato a Coverciano per la prima volta, come assistente.

Un anno dopo, nel 2015, sono stato incaricato come selezionatore di una Rappresentativa, che non era ancora la vera Nazionale, che è arrivata poi l’anno successivo, con il battesimo in un torneo amichevole in Irlanda.

Da quel momento in avanti ogni anno ci ha visti partecipare a tornei internazionali, in Austria, due volte a Barcellona, l’ultima nel 2019. Poi è arrivata la pandemia, che ha rallentato un po’ tutto, anche la nostra attività naturalmente.

E così si arriva a febbraio 2020, qui a Loreggia e Rustega, dove finalmente ci rimettiamo in moto.

I ragazzi ne avevano bisogno”.

Parlaci un po’ dei tuoi ragazzi.

“La nostra squadra conta oggi su 20 atleti. Che né io né il mio staff vediamo né trattiamo mai come disabili.

Li alleniamo per migliorarli. Tecnicamente, vista anche l’età che hanno, non riusciremo a fare miracoli.

Dal punto di vista motorio ed ancora di più da quello del senso di squadra e della collaborazione reciproca invece riusciamo ad ottenere una crescita costante.

Sono ragazzi che hanno subito traumi importanti nel corso della loro vita, che hanno faticato tantissimo per cercare di stare sempre meglio. Lo sport ed il calcio hanno portato loro grandi benefici, a volte anche contro ogni previsione.

Nel corso del tempo si è formata una squadra che somiglia molto ad una seconda famiglia, per loro come per noi dello staff.

Federico Bee, preparatore dei portieri, con me dal 2016, Andrea Fiorin, nostro preparatore atletico dal 2019, e Filippo Mattiuzzo, allenatore in seconda da quest’anno, formano con me lo staff che accompagna sempre questa squadra, che ogni qual volta ha la possibilità di ritrovarsi, lavorare e giocare assieme regala un’opportunità concreta a questi ragazzi di migliorare la loro forma fisica e psicologica, e quindi di elevarne la qualità di vita”

Parliamo un po’ di calcio: come gioca questa squadra? Quali le difficoltà maggiori, quali i punti di forza dei tuoi azzurri?

“Alla base del nostro gioco c’è la disponibilità alla collaborazione, una forte consapevolezza che il gioco va semplificato e che strafare, individualmente, non porterebbe da nessuna parte. Da qui il punto di forza che ne consegue è la ricerca, da parte di tutti, della giocata lineare, semplice, che possa mettere il compagno in condizione di giocare la palla al meglio”

Stando a bordo campo durante i vostri allenamenti, abbiamo notato anche un gran senso dell’ironia…

“E dell’auto-ironia, assolutamente. Se non ci ridi sopra, è dura. Non c’è alternativa, questi sono ragazzi che hanno imparato cosa sia la resilienza e cosa significhi cadere, rialzarsi ed essere pronti a mettercela sempre tutta per farcela.

Noi li alleniamo, ma sono loro ad essere da esempio quotidiano per noi, cosiddetti ‘normodotati’.

I nostri azzurri sono uomini che in qualche momento delle loro vite si erano sentiti messi da parte, e che oggi si sentono vivi e si pongono obiettivi continui.

Quali sono, dunque, i prossimi appuntamenti della tua Nazionale?

Tra poche settimane, a metà aprile, se il Covid ce lo permetterà, dovremmo ritrovarci ancora qui da voi, a Loreggia e a Rustega, per preparare la fase finale del Campionato Italiano che dovrebbe svolgersi (e qui il condizionale è d’obbligo) a maggio a Jesolo; ed in vista della Nation’s Cup, programmata in Sardegna, a Olbia, dal 10 al 20 ottobre prossimo.

Lì potremo portare solamente 14 atleti. Confesso che dover lasciare a casa qualcuno dei nostri ragazzi sarà sicuramente il momento più difficile di tutti. Anche se ciò significherebbe che il Covid concederà una tregua e che potremo tornare a  giocare ed a competere come potevamo fare prima della pandemia”.

Incrociamo le dita allora, Forza Azzurri.

(Le fotografie sono una cortesia di FISPES – opera di Marco Mantovani)

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